La banda ha colpito ancora

La Storia di Girolamo Martelli e Rosalia Olivieri

Questa è una vera storia criminale avvenuta nelle campagne del Ducato Estense nel 1579. La vittima è Girolamo Martelli, un delegato della gabelleria di Ferrara, caduto preda del brigantaggio e della criminalità organizzata dell’epoca.

Quel pomeriggio, Girolamo lascia i nuovi uffici provvisori del Castello di Mesola per accompagnare una dama, Rosalia Olivieri. Porta con sé una somma considerevole di denaro, somma che nei giorni seguenti sarà fondamentale per capire il movente e gli oscuri piani degli organizzatori dell’agguato.

Rosalia e Girolamo escono insieme dal castello e si dirigono con passo affrettato verso l’unica merceria del paese, gestita da Miriam e Lina. Rosalia chiede di acquistare tre tipi di bottoni, due scatole per ciascun tipo. Miriam impiega troppo tempo a calcolare il prezzo complessivo, così Rosalia le dice che devono andare di corsa al centro artigianale di Codigoro, dove le sarte le aspettano, promettendo di tornare per pagare il debito in un’ora e mezza, massimo due. Il campanile della chiesa aveva da poco suonato tre rintocchi più uno, erano circa le 15:30.

Il biroccio nuovo di Rosalia, regalo del Ducato, bianco e smaltato, esce dal paese e si dirige lungo l’unica strada verso Codigoro.

La Crisi del Ducato e le Bande Criminali

Durante la campagna militare d’Ungheria del 1566, era emersa la lacuna logistica dell’armata estense. Pierferdinando Olivieri propone sua figlia Rosalia come incaricata delle nuove sartorie ducali per disegnare armature e divise, coordinare la produzione di abiti e protezioni universali ed uguali per tutto l’esercito, enfatizzando la virilità e la possanza degli uomini del Duca: le aquile ducali.

Suo marito, Riccardo Nazzari, viene promosso luogotenente della capitaneria di Codigoro.

Nel 1579, il Ducato affronta una grave crisi fiscale. Il Duca, senza altri eredi, ordina all’architetto Aleotti di costruire due castelli per consolidare il controllo sulle aree problematiche: Mont’Alfonso in Garfagnana e Castello di Mesola nelle valli di Comacchio. Riccardo e Rosalia, pressati dalle responsabilità e dal coinvolgimento delle relative famiglie non possono rifiutare l’incarico conferito a Riccardo come nuovo capitano della nuova caserma del Castello di Mesola e si trovano coinvolti in una tragedia familiare e sociale, un dramma che inizia nei primi giorni di confronto con le bande criminali.

Riccardo infatti assume Daniela, la figlia di un mercante locale, che conosce bene il territorio e la situazione. Grazie a lei scopre che due bande di briganti dominano indisturbate la zona: i predoni delle valli e i lupi di Comacchio. I predoni, discendenti di mercenari veneziani, ormai dediti a scorribande sanguinarie. I lupi di Comacchio, invece, gestiscono il contrabbando di sale e armi illegali.

I predoni delle valli da decenni imperversano in quei territori e commettono ogni sorta di atrocità e crudeltà. Guai a chi osa denunciarli o lamentarsi. Interi villaggi vengono razziati e saccheggiati.

L’Agguato e il Rapimento di Rosalia

Mentre il biroccio corre spedito, si ode un sibilo. Girolamo cade dal carro, e Rosalia lo ferma immediatamente scendendo a sua volta per soccorrerlo. Dopo aver ucciso Girolamo, i predoni rapiscono Rosalia. Con gli occhi parzialmente bendati da un cappuccio e le mani legate dietro la schiena, Rosalia viene condotta attraverso il bosco, prima su un carro, poi a piedi tra la vegetazione.

La paura la attanaglia mentre cammina a fatica sul terreno irregolare, con il cuore che le batte furiosamente. Attraverso la stoffa del cappuccio, riesce a vedere solo sagome di alberi ed ombre indistinte, ma riesce a sentire i rumori inquietanti del bosco: rami che scricchiolano, foglie che frusciano sotto i piedi, i suoi e quelli dei suoi rapitori. Trasale quando ode l’ululato lontano di un lupo. Ogni passo è un tormento, ogni suono un potenziale pericolo.

Rosalia pensa freneticamente a come lasciare qualche indizio del suo passaggio. Ricorda il bracciale che le ha regalato Riccardo per il suo compleanno e decide di lasciarlo cadere a terra quando nessuno dei briganti può vederla. Con un movimento furtivo, riesce a far scivolare il bracciale dal polso, sperando che qualcuno lo trovi e comprenda la sua situazione.

Il Villaggio Fantasma

I predoni la conducono al villaggio fantasma, un luogo malsano e abbandonato, pieno di animali selvatici, insetti e rettili. Le case di legno e paglia sono fatiscenti, avvolte da un’atmosfera di decadenza e desolazione. Al centro del villaggio, si erge una vecchia osteria dei boscaioli, un edificio circolare sinistro e decrepito dove un tempo si beveva, mangiava e si ballava.

All’interno dell’osteria, l’oscurità è quasi totale. Rosalia viene fatta sedere su qualcosa e legata alla gamba di un tavolo, le mani e un piede stretti da corde ruvide. I briganti la abbandonano lì, forse per tornare più tardi. Il silenzio è rotto solo dai rumori dei topi che si muovono furtivamente e dai ronzii degli insetti.

Con il cuore in gola, Rosalia inizia a cercare un modo per liberarsi. Sa che ha ancora le piccole forbici da sarta nella borsa in cuoio che porta a tracolla. Con movimenti lenti e precisi, riesce a estrarre le forbici e inizia a tagliare le corde.

Ogni rumore sembra amplificato nel buio. Rosalia trattiene il respiro, cercando di non fare rumore mentre lavora febbrilmente al buio per liberarsi. Il fruscio delle foglie, il verso degli animali notturni, ogni suono le fa temere il peggio. Ma la determinazione di Rosalia è incrollabile. Finalmente, riesce a liberarsi le mani e il piede, ma non sa di preciso quanto tempo sia passato.

La Fuga nel Bosco

Il villaggio fantasma è ormai avvolto dalla foschia della sera e nel bosco è buio fitto quando Rosalia si toglie il cappuccio, i capelli appiccicati alla fronte per il sudore. Sente il peso dell’incertezza e del terrore, ma sa che deve agire in fretta. Trova una pala nella stanza e la afferra, decisa a usarla come arma se necessario. Con cautela, si avventura fuori dall’osteria, cercando di fare meno rumore possibile.

Nel frattempo, i famigliari si sono accorti del dramma ed è stato dato l’allarme in paese. Viene trovato il biroccio abbandonato e la mantellina di Rosalia dalla prima pattuglia inviata da Riccardo, rimasta impigliata sui rami.

La pattuglia attende i rinforzi prima di entrare nel villaggio fantasma. Un quarto d’ora dopo, giungono gli uomini restanti e Riccardo con un cannone, pronti a fare fuoco. Ma Rosalia, vedendo le lanterne in lontananza, corre verso di loro.

Le guardie, meravigliate e felici, la accolgono. Rosalia racconta loro dell’assassinio di Girolamo e insiste per cercare il suo corpo, ma Riccardo, temendo una trappola, ordina la ritirata al castello. Il giorno seguente, il corpo senza vita di Girolamo viene ritrovato. È stato ucciso da un dardo di balestra scagliato a distanza ravvicinata e con maestria. Nel covo ricavato nell’osteria abbandonata al centro del villaggio fantasma, Daniela e le guardie ritrovano i segni della prigionia: le corde, il cappuccio, ma anche tanti soldi e sacchi di sale.

Le Conseguenze e la Giustizia

Nei giorni seguenti, mentre le indagini erano in corso, i predoni delle valli danno segnali di bellicosità con l’omicidio di due contadini che lavoravano nei campi. Al contrario, i lupi di Comacchio si mettono a disposizione e confermano subito che la vecchia osteria abbandonata nel villaggio fantasma era ora uno dei loro covi segreti, usata per immagazzinare il sale.

Mentre i cavalleggeri del Duca iniziavano a radunare uomini e mezzi per una campagna contro il brigantaggio più decisa e risolutiva, i Signori di Comacchio, scaltri e intelligenti, si mossero in anticipo. Chiesero incontri segreti con i delegati estensi, chiarirono le loro posizioni, divennero preziosi collaboratori e fornirono una serie di informazioni, dando tutta la colpa alla banda rivale e fornendo prove concrete della loro innocenza ed estraneità a quei fatti.

Raccolte le prove, la risposta delle guardie non si farà attendere e sarà severa: quattro uomini vengono impiccati nel bosco nei giorni seguenti, ma non si saprà mai con certezza se fossero i veri colpevoli. Il presunto capo dei predoni viene ucciso in uno scontro a fuoco, assieme ad una dozzina dei suoi uomini; altri riescono a fuggire nelle paludi, ma da quel momento dei predoni delle valli si perdono le tracce e di loro non si sente più parlare. Si sapeva che nella banda vi fossero in tutto una quarantina di persone, comprese donne, e che erano organizzati in gruppi di 3-5 membri, preparati ed addestrati, in modo che le azioni del gruppo fossero più profittevoli delle azioni dei singoli.

Nessuno ha più saputo nulla di loro e probabilmente i superstiti si sono uniti con altre due bande con cui già collaboravano e che agivano nella stessa maniera: i pugnali cremisi di Mantova e le lame bolognesi.

Epilogo

Il castello di Mesola viene completato, ed è rimasto quasi come allora, compresa la vecchia locanda della signora Maria, dove quella sera Riccardo portò le guardie a mangiare dopo aver ritrovato Rosalia sana e salva. La vicenda ha segnato profondamente la vita di Rosalia e Riccardo, lasciando una cicatrice indelebile nei cuori di chi ha vissuto quei terribili giorni di paura e incertezza.

Nel tempo, la storia di Girolamo Martelli e Rosalia Olivieri è diventata leggenda, raccontata di generazione in generazione come monito contro la crudeltà del brigantaggio e come simbolo della resistenza e del coraggio di fronte al pericolo.

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